Bikaner, una perla dimenticata del Rajasthan | India

by Veronica Crocitti
Bikaner India Asia
Chiudete gli occhi. Dimenticate il caos di New Delhi. Lasciatevi alle spalle i sontuosi palazzi della Città Rosa di Jaipur, dalla quale sarete sicuramente passati prima di arrivare qui, e poi riapriteli in un luogo sospeso nel tempo e nella storia: Bikaner, la cittadina del deserto del Thar tra le meno battute dagli itinerari turistici, il centro urbano quasi dimenticato, lasciato a sonnecchiare nei pressi del confine con il Pakistan, ormai chiuso a causa della guerra decennale. Custode di un passato glorioso, quale meta e fulcro di una delle rotte carovaniere più produttive, che dall’India arrivava in Medio Oriente passando per Pakistan e Afghanistan, oggi Bikaner conserva una mesta dignità che non permette alla povertà delle sue strade di trasformarsi in miseria, come spesso avviene, purtroppo, in altre parti dell’India.
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COME ARRIVARE A BIKANER

Si arriva a Bikaner in pullman (8 ore di viaggio). C’è anche il treno, ma da Jaipur al tempo della nostra visita ne partivano solo due nel primo pomeriggio (per qualsiasi informazione sui treni in India consultare il sito ufficiale delle ferrovie erail.in). Se resistete alla comoda tentazione di un pullman privato esclusivamente per “turisti” o ad affittare direttamente un taxi, farete un viaggio sicuramente più scomodo ma assolutamente più autentico: vedrete tutti i volti che nelle zone più turistiche e nei caffè per occidentali e per ricchi non vedrete mai: vecchi patriarchi con il barbone e il turbante, in tunica bianca; ragazze bellissime in sari e donne con il medaglione dorato al naso tipico del Rajasthan.
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Bikaner India Asia Lungo il tragitto, attraversando lo Shekhawati, vedrete le zone più misteriose e remote del deserto del Thar. Villaggi polverosi dove spiccano i turbanti colorati degli uomini e le donne camminano con il velo del sari sopra il viso per difendersi dalla polvere. Mucchi di capanne nel nulla, con bambine che pascolano ispide capre. Il deserto è roccioso, pieno di cespugli dall’aria tagliente, resi un po’ più vivi dalla stagione monsonica. Qua e là qualche carcassa di animale, le ossa bianche contro l’ocra della sabbia, ricorda scenari dei film western di Sergio Leone o qualche illustrazione di Tex.
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JUNAGARH FORT DI BIKANER

Al contrario degli altri forti del Rajasthan, il Junagarh Fort di Bikaner non incombe minaccioso sul resto della città, ma sorge tranquillo a livello della strada, separato solo da un fossato. Se perde un po’ in maestosità, questo li conferisce un’aria più comoda e cordiale. I primi lavori risalgono a metà del 1500 e sfoggia cortili eleganti e sale sfarzose, rese misteriosamente luccicanti dagli specchietti incastonati nelle pareti. La dinastia dei Maharaja di Bikaner è famosa per i suoi rapporti con gli inglesi, all’epoca della dominazione britannica, infatti, la cittadina diventò la fornitrice ufficiale di dromedari per l’esercito inglese e durante la prima guerra mondiale il battaglione di Bikaner si distinse più volte in battaglia, per questo un caccia della Raf, regalato alla fine della guerra, fa bella mostra di sé nel museo del forte.

COSA VEDERE NELLA CITTA’

La cosa più affascinante di Bikaner sono le strade. Le principali, intorno al forte, racchiuse dalle porte d’ingresso della cittadina, sono un brulicare di uomini, donne, bancarelle e carretti trainati da ogni sorta di creature: muli, zebù, dromedari o spinti direttamente a mano. Le mucche, ovviamente, bivaccano per le strade, incuranti del traffico, mentre la ferrovia le taglia di netto, causando ingorghi inimmaginabili ad ogni passaggio dei (rari) treni. Piccole botteghe di spezie, frutta secca ed economiche e gettonate tinture all’henné si alternano alle friggitorie e alle pasticcerie: lunghi banconi dove vengono esposti misteriosi dolci rotondi, bianchi o gialli, a seconda dello sciroppo con cui vengono aromatizzati. Procedendo verso la zona dei palazzi governativi, invece, si vedono file di uffici “all’aperto”: ossia scrivanie ingombre di documenti e archivi sotto semplici tettoie di legno o paglia, gremite di affaccendati notabili in tunica bianca.
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Per raggiungere il tempio Jain, riccamente decorato da artisti locali, nella città vecchia, accanto al più importante tempio induista, conviene prendere un tuk-tuk, ossia la versione motorizzata dei risciò, che, se siete fortunati, per evitare il traffico delle strade centrali, si avventurerà in stradine poco battute, regalandovi così uno scorcio imperdibile della vita autentica di un’India sospesa nel tempo. Eleonora Corace

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